barbara

A cura di Emy


Titolo Originale: Barbara

Edizione italiana: Barbara, JPOP, collana OSAMUSHI COLLECTION
1 volume, 15 euro, 2018 -completa.
ISBN 9788832755831

Edizione francese: Barbara, Delcourt Akata, 2 volumi - completa, 7,95 euro; 202/228 pp.

Edizione originale: 1973, Daitosha, 1 volume.


Stazione di Shinjuku, oggi. In mezzo al sudiciume, lacera e sporca, una giovane ragazza si raggomitola... Un uomo si avvicina a lei, si interessa della sua condizione di salute e la porta al pronto soccorso, solo per scoprire che la conoscono molto bene come un'ubriacona incallita.

Senza sapere perché, Yosuke Mikura la porta a casa sua, dove le dà dei vestiti puliti e la costringe a lavarsi. Fatto ciò, Barbara - questo il suo nome - si attacca alla riserva di liquori del suo benefattore. Mikura è uno scrittore decadente, un noto autore di bestseller e un raffinato esteta, il quale rimane colpito dal fatto che Barbara citi a braccio poeti e scrittori, Verlaine in primis.

Inizia questa strana convivenza: Barbara è ubriaca per la maggior parte del tempo, è irascibile e sboccata, non aiuta minimamente in casa, anzi a volte spariscono soldi o altro dall'appartamento, e lei non nega di esserne la causa. Mikura non sa spiegarsi perché la tenga presso di sé e questo interrogativo va avanti per parecchi episodi, in cui scopriamo a poco a poco i due protagonisti. Mikura nutre desideri sessuali anormali, in un episodio lo scopriamo attratto da un manichino, in un altro da un cane... Barbara interviene per salvarlo da se stesso, come se gli leggesse dentro. A sua volta, lei sembra aver avuto una vita complessa e misteriosa: in un episodio scopriamo che aiuta saltuariamente un suo ragazzo in un club sadomaso, in un altro che è stata la donna di un collega di Mikura e che in quell'occasione aveva la pelle nera.

Gli avvenimenti si fanno enigmatici, a volte onirici, è difficile dire se ciò che leggiamo siano effettivamente le (dis)avventure dei protagonisti o le loro finzioni, i loro sogni e le loro illusioni. A volte le vignette si allungano come i personaggi, come se tutto fosse frutto di allucinazione, come si fosse sotto i fumi dell'alcool o dell'oppio. Piano piano si insinua nella mente del lettore che ciò che è narrato non sia propriamente la realtà della storia, ma la sua narrazione. Solo una cosa è sicura: lo strano legame simbiotico che c'è tra Barbara e Mikura. A volte i due si separano, cercano di sottrarsi alla convivenza, ma alla fine si ritrovano insieme, il rapporto a poco a poco matura in una relazione.

Se alcuni nodi si sciolgono col procedere dell'opera, altre domande vengono poste al lettore: chi è Barbara? L'incarnazione dell'eroina di Mikura? Il suo ideale romantico? Una musa fanatica di Bacco? Una strega dedita a pratiche voodoo? D'un tratto, infatti, viene introdotto l'occultismo perché -come spiega lo stesso Tezuka in una postfazione compresa nel tomo- all'epoca, sulla rivista in cui era serializzato Barbara, l'argomento era di gran moda.

L'autore dichiara che Barbara è stata composta tra Ayako e Shumari, come opera "leggera" rispetto alle altre due "seriose", e che perciò non può essere considerata tra le sue opere principali, anche se vi ha profuso grande impegno. Forse Barbara è effettivamente un'opera "minore" e, se è così, ancora una volta abbiamo il sentore del genio di Tezuka, perché Barbara è un'opera intensa e "letteraria", dove realtà e finzione, arte e vita si fondono: è difficile dire dove cominci l'una e finisca l'altra.
Un'opera che fa pensare molto e profondamente.

Tutte le immagini sono di proprietà di Tezuka Production © Tezuka Production