I figli di Zaffiro

 A cura di Deda

Titolo originale: Futago no kishi

Edizione italiana: inedito.

Edizione francese: Les enfants de Saphir, Soleil Manga, 2006, volume unico. 6,95 E, 256 pp.

Edizione originale: 1958, Kodansha, 1 volume.




C'era una volta. E c'era un'altra volta.
Cinque anni dopo la pubblicazione di Ribon no Kishi (La principessa Zaffiro), considerato come il primo shojo manga (o uno dei primi, comunque sia) e punto di riferimento per le autrici che ne seguiranno le orme, Tezuka ne realizza il seguito, con i figli della protagonista a dividersi la scena in una nuova fiaba ricca di colpi di scena, avventure e scambi di persona.
Zaffiro, sposato il principe Franz, mette al mondo due gemelli: Daisy, destinato al trono e Violetta. Rapito da una perfida duchessa, il Principe viene abbandonato in una foresta e allevato da una cerbiatta. Violetta, per salvare il trono, è costretta, come sua madre anni prima, a farsi passare per maschio, indossando quindi le vesti di suo fratello nei momenti opportuni. Entrano in scena il Principe Nero e il Principe Bianco, il primo perfido e il secondo dal cuore d'oro che fa subito amicizia con "Daisy" e si affeziona a "Violetta".

Uno alla volta, i due principi scopriranno la vera identità della ragazza. La famiglia reale viene confinata nella Torre del Nord dalla duchessa e dal marito dalla quale, però, Violetta riesce a scappare e comincia a mettersi sulle tracce del fratello scomparso, unendosi a un gruppo di gitani.

Daisy, nel frattempo, arriva al castello dove la Duchessa, riconoscendolo, decide di utilizzarlo per i suoi piani facendolo passare per il principe stesso! Dopo innumerevoli peripezie e grazie all'aiuto di una rosa d'oro, dono del Principe Bianco, Violetta riesce a tornare a casa dove può riabbracciare finalmente il fratello. Uniti sconfiggono il Principe Nero, trasformato in un orribile mostro e, in seguito, la duchessa e il marito.

Come ogni fiaba che si rispetti l'happy end è assicurato, con Daisy incoronato re e Violetta che può smettere i panni di ragazzo per tornare a essere una felice e spensierata principessa. Riprendendo lo stile fiabesco tipico dei suoi manga destinati ai bambini, Tezuka realizza un nuovo capolavoro sia a livello grafico che narrativo.

Le caratteristiche del racconto per ragazzi e del romanzo d'appendice ci sono tutte: dai continui colpi di scena, alle agnizioni fino ai complotti nell'ombra, Les Enfants de Saphir è un susseguirsi di avventure mozzafiato che non concedono alla protagonista (e al lettore) un attimo di respiro. Il manga è un continuo ammiccamento alle rappresentazioni teatrali, soprattutto musicali, con tanto di prologo "cantato", quasi ci trovassimo di fronte alla messa in scena di un'opera del Takarazuka.

Violetta, del resto, è la classica eroina di questo teatro, assumendo su di sé il duplice ruolo maschile e femminile, tanto da offuscare il personaggio di Daisy che, in fin dei conti, diventa soltanto l'ombra della sorella che ne assume in pieno la parte fino al termine dell'avventura. Come ogni suo racconto fiabesco, Tezuka adotta un disegno morbido, curato e "bambinesco", che possa attrarre il giovane lettore e intenerire quello più adulto. I personaggi diventano come dei "pupazzi" di gomma che l'Autore si diverte a muovere da uno scenario all'altro, in un allegro carosello.

Gli omaggi e i riferimenti ai lavori di Disney, di cui Tezuka è sempre stato appassionato conoscitore, sono numerosi: non solo gli animali della foresta che ci riportano agli scenari di Bambi, ma anche le figure femminili delle fate e delle streghe che risolvono o complicano le situazioni. Ci troviamo di fronte a un lavoro "leggero", tuttavia sostenuto da una struttura corposa e lineare fino alla fine.

Sono presenti i temi cari al nostro amato fumettista: la lotta tra il bene e il male, spesso rappresentato attraverso figure mostruose, ultimo stadio di alcuni personaggi negativi che racchiudono in sé tutti i difetti del genere umano, dall'invidia all'ipocrisia, alla smania di potere; la ricerca di una propria identità, superando numerosi ostacoli; la sofferenza e il dolore, fino al delicato tema della morte, affrontato sempre con tatto senza essere però edulcorato o celato in alcun modo ai giovani lettori.

Perché come ogni fiaba insegna, con i bambini si può parlare di tutto e non ha senso "censurare" degli aspetti della vita quotidiana come il male o la scomparsa di una persona cara. Non si deve tenere un bambino in una dimensione "ovattata", l'importante è mostrare il dolore per una perdita con delicatezza e in modo "naturale". E questo Tezuka, da gran conoscitore dell'animo umano, lo sapeva bene e ce l'ha dimostrato in ogni suo capolavoro, compreso questo al momento ancora inedito nel nostro Paese.

In appendice all'edizione francese una breve postfazione dell'Autore sulla nascita di questo manga.


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