Ribbon no kishi
A cura di Paul V
Edizione italiana: La Principessa Zaffiro, Hazard - completa
3 volumi editi nel 2001, 9,81 E, 240 pp.
Edizione originale: 1953, Shogakukan, 3 volumi.
Con Ribon no kishi (1953), da noi ben noto con il titolo La principessa Zaffiro, inizia la tradizione dello story manga per ragazze: serializzato sulla rivista femminile Shoujo Club, Ribon no kishi ricopre dunque un importantissimo valore storico.
Quale prototipo dello shoujo, La principessa Zaffiro presenta, e già in forma efficace, molti degli elementi che saranno considerati caratteristici del genere: la centralità del sentimento amoroso, un'ambientazione esotica - molti degli shoujo dell'epoca aurea degli anni '70 non sono ambientati in Giappone, bensì in Europa, per esempio - e, relativamente alle soluzioni grafiche, motivi floreali e grandi iridi luccicanti sul volto della protagonista. Non ultimo l'ingrediente dell'ambiguità sessuale, che qui però non mostra quella problematicità psicologica che troveremo nelle successive autrici donne dello shoujo classico, tra cui Riyoko Ikeda, che ha sempre dichiarato il suo debito con il dio dei manga, specie nella sua prima produzione.
L'elemento androgino in Ribon no kishi deriva, come è stato più volte sottolineato, dalla frequentazione di Tezuka del teatro Takarazuka, in cui le donne interpretano anche i ruoli maschili. Zaffiro, proprio come un'attrice di Takarazuka, dovrà infatti recitare alternativamente un ruolo femminile e uno maschile se vorrà mantenere il titolo di principe ereditario del regno di Silverland e fronteggiare personaggi perfidi, tessitori di intrighi e capaci di subdole trappole; e se vorrà realizzare il suo sogno d'amore con Franz Charming del vicino regno di Goldland.
Come primo story manga per ragazze in assoluto, Ribon no kishi mostra una perfetta commistione di azione e sentimento, una storia d'amore e di avventura che non languisce mai, grazie a un senso del ritmo proprio di un grande autore e a una miscela armonica di elementi anche molto eterogenei che impedisce qualsiasi reazione di noia da parte del lettore (e quanta noia c'è invece in numerosi degli shoujo sciatti e standardizzati pubblicati sulle attuali riviste per ragazze!), la Storia non è infatti sempre descrivibile come una linea progressiva.
L'oscillazione fra i poli maschile e femminile nel personaggio di Zaffiro, ben delineato attraverso l'alternanza dei due linguaggi e delle due gestualità, avviene tutta all'interno di uno squisito universo teatrale e nelle modalità incalzanti e divertenti della commedia. Il travestimento è principale elemento propulsivo della narrazione, centro dinamico da cui scaturiscono le situazioni, sia quelle più avventurose e rocambolesche, sia quelle sentimentali.
Uno dei tratti più notevoli di quest'opera è l'impiego di motivi della più riconosciuta tradizione teatrale, giapponese e non solo, a fini propriamente narrativi. È come se avvenisse, all'interno di Ribon no kishi, quel passaggio, operato da Tezuka stesso, dal manga "primitivo", dal taglio smaccatamente statico-teatrale, allo story manga, caratterizzato dalla distensione-estensione diegetica. Noi lettori siamo rivolti con lo sguardo su un palcoscenico, in cui vediamo muoversi personaggi dalla marcata gestualità, dai ruoli ben definiti e riconoscibili, quasi riconducibili alle maschere e, nello stesso tempo, stiamo leggendo quella che potrebbe definirsi una "fiaba romanzata", o più semplicemente un bellissimo romanzo avventuroso-sentimentale che presenta, oltre a una forte connotazione teatrale, gli schemi eterni, fissi, della tradizione fiabesca.
Ribon no kishi è uno story manga che sa nutrirsi degli ingredienti migliori del teatro e della fiaba: il ritmo coinvolgente e visivo della commedia e la fissità strutturale della fiaba si è incastonano nella tessitura specificamente narrativa del fumetto, amplificandone spessore e senso. È davvero una "storia eterna" quella della Principessa Zaffiro: vi troviamo un'iniziale ambientazione propria della tradizione fiabesca, specie occidentale, il castello di un imprecisato regno di Silverland, l'eroe - o meglio, l'eroina - e l'antagonista, interpretato ora da un orditore di intrighi di corte, ora da una strega che può ricordare da vicino le varie "malefiche" dell'indimenticata produzione classica disneyana, re e regine, principi e principesse ereditarie, ma anche visite nel mondo piratesco, per uno degli episodi più avvincenti e avventurosi, "maschili", di Ribon no kishi, fino nell'eterno, che più eterno non si può, universo mitologico, nel giardino di una capricciosa Venere.
Insomma, come prototipo dello shoujo Ribon no kishi è davvero riuscito, e forse molta della produzione shoujo odierna sarebbe migliore se non lo perdesse di vista; ma La Principessa Zaffiro è un manga bellissimo indipendentemente dal suo valore storico: è bello come sa esserlo un romanzo di amore e di avventura che non abbia dimenticato la terraferma del mito, il coinvolgimento divertito che solo la magia del palcoscenico di teatro sa dare, e, soprattutto direi, il fascino "infantile" del "C'era una volta.".