Neo Faust


A cura di Emy

Titolo Originale: Neo Faust

Edizione italiana: Neo Faust, J-POP, collana OSAMUSHI COLLECTION
1 volume, 15 Euro, 416 pp., 2019 -completa*
Vol.1 ISBN 978883275588-6

Edizione originale: 1989, Asahi Shinbunsha, 1 volume.

* L'opera è incompiuta per il sopraggiungere della morte dell'autore.



"Gli uomini non devono avventurarsi nel campo in cui opera Dio. Il nostro compito è al massimo proteggere tutti gli esseri viventi, evitando che si estinguano."

(Mariko in Neo Faust, J-POP, 2019, pag. 211)

Verso la fine della sua vita Tezuka Osamu torna a confrontarsi con la tematica del limite, che in letteratura è rappresentata dagli archetipi di Gilgamesh, l'Ulisse dantesco e Faust. Quest'ultimo, protagonista del capolavoro di Goethe, aveva già ispirato il giovane Tezuka per la composizione di un volume unico nel 1949 (Faust, disponibile in lingua italiana per Goen) e nel 1971 con Hyaku Monogatari compreso nei Lion Books (e nel numero 5 della raccolta francese "Histoires pour tous"), ma nel 1988 egli sente la necessità di confrontarsi nuovamente con questa figura, collocandola al centro di un'opera di grande respiro destinata a rimanere incompiuta. Di Neo Faust resta una prima parte completa e una seconda interrotta dopo poche pagine.
C'è da dire che in realtà la prima parte funge quasi da opera completa, dal momento che Tezuka organizza una struttura narrativa parecchio interessante, simile a un Nastro di Möbius. È bene non dire troppo per non fare anticipazioni, sappiate però che una volta arrivati alla fine del capitolo vi ritroverete nelle prime pagine e sentirete l'esigenza di ricominciare da capo la lettura. Il che testimonia la grande cura nella pianificazione da parte del maestro. Tezuka doveva tenere molto a quest'opera, dal momento che nel 1984 era naufragato un suo progetto per un anime del "Faust".
La trama, come già detto, svolge il tema del limite. Nella prima parte il professor Ichinoseki, che ha impiegato l'intera vita al servizio della ricerca, vuole di più, desidera proseguire gli studi perché non gli basta quanto ha fatto, sente che è necessario andare oltre, superare il confine stabilito come termine della vita umana. Stringe un patto con Mefistofele (che prende l'aspetto di una donna procace e imprevedibile) e ottiene di tornare giovane. Ma con un'altra identità: Sakane Daiichi, che soffre di amnesia e che pertanto dimentica di essere Ichinoseki. Come Sakane, il nostro protagonista trascorre anni al servizio di Daizo Sakane, a capo delle imprese Sakane, ricevendone l'ingombrante eredità (intesa come patrimonio e obiettivi). Accarezza per un momento l'idea di superare un altro limite (interrare la baia di Tokyo) per poi dimenticarsene con una certa disinvoltura, si innamora di una studentessa coinvolta nel movimento di protesta, Mariko (corrispondente alla Gretchen del Faust di Goethe), la seduce per poi lasciarla andare quando comincia a coltivare un altro sogno: creare la vita, l'homunculus... Anche senza memoria, Sakane Daiichi nutre i sogni di Ichinoseki, i sogni dello scienziato che lo portano a travalicare i confini delle sue possibilità. La tensione verso l'infinito che è proprio il segno distintivo di Faust.

In altre parole, la creatura desidera diventare il Creatore. 

Questa riflessione, di per sè interessante, diventa indispensabile se inquadriamo la vicenda nel contesto storico scelto da Tezuka: tra gli anni Sessanta e Settanta, anni nevralgici non solo per il Giappone, ma che al Giappone portano il miracolo economico, lo Shinkansen, le prime autostrade e le proteste studentesche legate alla guerra in Vietnam... Sono gli anni in cui una parte del mondo matura quel consumismo che caratterizza la seconda metà del XX secolo nonché l'epoca attuale. Gli anni dove il senso e il significato del limite vengono messi alla prova.
Fino a che punto si possono spingere gli esseri umani?
Ancora oggi questa domanda segna la contemporaneità, direi anzi che non c'è domanda più urgente. 

Infine, una riflessione che riguarda l'ultima produzione di Tezuka Osamu. È veramente arduo parlare delle ultime opere di Osamushi quali Ludwig B e Neo Faust, non solo per i motivi che è facile intuire, ossia che sono incomplete a causa della morte dell'autore. Ma anche e soprattutto perché la bellezza e la qualità del lavoro di Tezuka mentre la sua vita volgeva al termine è a dir poco sbalorditiva. La densità concettuale, l'energia profusa nella composizione delle tavole e delle singole vignette, la sapienza della regia, la maturità raggiunta nella grafica, che tocca in queste sue ultime tavole disegnate le vette della grazia e dell'equilibrio... è qualcosa di insostenibile per un fan ma tangibile persino per il neofita.
Tezuka aveva ancora così tanto da dire, da dare a da sperimentare che il senso della perdita è irrimediabile.
Esattamente come le ultime pagine di Neo Faust, che si prolungano nel solo storyboard, dove tratti sempre più esili finiscono per scomparire in una vignetta bianca. E la fine, ancora una volta, non è che un inizio. 
Perché l'inizio è sempre un foglio bianco.
Tutte le immagini sono di proprietà di Tezuka Production © Tezuka Production